Il Convitto Nazionale G. Leopardi nell’arco dei secoli ha subito numerose trasformazioni.

La sua storia ha inizio nell’agosto del 1447, quando, per sconfiggere il flagello della peste, si decretò di costruire, in tale zona, una piccola cappella dedicata alla Madonna, la quale con il tempo venne poi ampliata e trasformata in Chiesa.

Nel 1512, la Chiesa di Santa Maria fu adibita a Lazzaretto e il Comune ordinò che vi dovessero abitare “i confessori degli appestati, i medici e i beccamorti” dato che il posto era isolato ma vicino alle mura ed esposto al sole tutto il giorno.

Dopo diversi anni la Chiesa venne donata ai Padri Domenicani che, grazie ad un lascito di una pia dama maceratese, Chiara Graziani, costruirono una Chiesa più grande ed il Convento. Nelle documentazioni ritrovate, le memorie annotate ci dicono che il Convento confinava con la corta di Tolentino, l’attuale via Mameli, e che aveva al suo interno trenta camere e magnifiche corsie.

Nel 1810, in occasione della soppressione napoleonica, la Chiesa fu chiusa e usata come magazzino e il Convento destinato a caserma.

Solamente nel 1823 i Padri Domenicani, durante il Regno Italico, pensarono di ricostruire il Convento e restaurare la Chiesa interna, ma non possedevano le risorse economiche necessarie. Anche in questo caso, grazie all’opera del priore Padre Vaschetti, nel 1856 la Chiesa e il Convento furono di nuovo restaurati ed abbelliti.

Con l’annessione delle Marche al Regno d’Italia, tutti i beni delle comunità religiose vennero dichiarati beni dello Stato Italiano, quindi nel 1861, la Chiesa e il Convento furono indemaniati dal Regio Commissario Lorenzo Valerio; dopo pochi anni su incarico del Consiglio Regionale, la Chiesa e il Convento furono uniti in una unica struttura, dando vita all’attuale Convitto Nazionale.

Nel Luglio del 1862 la Deputazione provinciale di Macerata programma l’apertura del Convitto Provinciale per il 15 Ottobre dello stesso anno.

Il 21 Novembre 1862 il Consiglio Direttivo del Convitto approva il regolamento del Convitto Provinciale di Macerata. Il regolamento avrà l’approvazione della Deputazione Provinciale (4 Dicembre 1862) e del Ministero della Istruzione Pubblica (31 Gennaio 1863).

Già all’epoca si era pensato di usufruire dei locali per poter ospitare tutte le scuole di Macerata. Infatti nel 1875 il Liceo Ginnasio, l’Istituto Tecnico ed il Convitto Provinciale ebbero la loro sede nell’edificio ampliato. Al Convitto Nazionale per effetto di una convenzione stipulata tra lo Stato, la Provincia e il Comune di Macerata fu assegnato, in uso perpetuo e gratuito, il magnifico edificio al quale fu data una posizione più ampia; infatti l’attuale palazzo fu edificato su disegno dell’ingegner Virginio Tombolini, sui resti dell’antica chiesa di Santa Maria e dell’ex Convento Domenicano. Ottenne subito grandissima fama, tanto che nel 1886 fu nazionalizzato con Regio Decreto, passò sotto la direzione del Ministero della Istruzione pubblica, divenne Convitto Nazionale “G. Leopardi” e fu istituita la Scuola Elementare Statale.

La funzione formativa del Convitto fu così rivalutata agli inizi del 1900 anche dal movimento pedagogico delle “Nuove scuole”. 

Con l’introduzione dei Convitti Nazionali, nel titolo II del R.D. 6/5/1923 n. 1054, si pone una pietra miliare nella storia dei collegi di Stato.

Negli articoli dal 118 al 141 di questa legge si definisce:

  1. L’attività dei Convitti Nazionali persegue scopi di interesse pubblico.
  2. I Convitti Nazionali hanno la natura di istituti di diritto pubblico.
  3. Lo scopo dei Convitti Nazionali è quello di curare l’educazione e lo sviluppo intellettuale e fisico dei giovani che vi sono accolti.
  4. Le economie di gestione, cioè gli utili della gestione annuale, sono, come d’obbligo, devoluti interamente, dalle amministrazioni dei Convitti Nazionali a vantaggio pubblico.
  5. L’art. 119 definisce la vera ed effettiva capacità legale dei Convitti Nazionali.
  6. Con l’art. 122 si stabilisce che i Convitti Nazionali sono enti indipendenti e sottoposti al controllo dello Stato.

Ai sensi del secondo comma dell’art.119 fu modificato l’organo di controllo che nella legislazione precedente era passato dal Consiglio Provinciale Scolastico al Ministero della Pubblica Istruzione e che, per effetto del decreto delegato 6 maggio 1923, passò dal Ministero stesso alla Giunta per l’Istruzione Media. In seguito, venne investito del controllo sull’amministrazione dei Convitti il Provveditore agli studi in nome e per conto del M.P.I.

Nell’arco di tempo che va dalla prima guerra mondiale fino alla conclusione della seconda, l’edificio fu protagonista di molteplici trasformazioni: all’inizio come ospedale militare per accogliere i feriti che tornavano dal fronte, poi occupato dai tedeschi, dagli sfollati, dalle truppe di liberazione e dagli inglesi. 

Solamente nel 1946 vennero riaperte sia la Scuola Elementare sia la Scuola Media anche se con tantissime difficoltà, vista la distruzione causata dai bombardamenti. La lettura di un verbale del 1948, ritrovato negli archivi, ci testimonia che l’immobile venne derequisito, in quanto fino a quel momento era stato in possesso del comando alleato: in presenza del Rettore Agus, il Convitto ritornò ad avere, come definiscono le parole del verbale, “funzione di istituto scolastico”, attività per la quale si presta assai bene data la vastità delle sue sale e la disposizione dei vani. 

In conclusione, lo Stato, in base al principio del decentramento, al fine di rendere più pronta ed agile l’attività amministrativa, didattica e disciplinare dei Convitti Nazionali, li ha elevati, come organi dell’amministrazione dello Stato, trasformandoli in vere e proprie persone giuridiche, dotate di vita autonoma ed indipendente rispetto alla suprema persona giuridica dello Stato.